20 agosto 2006

Musulmano bastardo


PACHISTANA SGOZZATA: TARQUINI, GLI ASSASSINI SONO TRE

BRESCIA - Sono tre, secondo la Procura di Brescia, gli assassini di Hina Saleem. A dichiararlo il procuratore della Repubblica di Brescia, Giancarlo Tarquini, il cui sostituto Paolo Guidi ha mosso per il padre della giovane uccisa, per lo zio e un terzo uomo ancora ricercato, l’accusa di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere.

‘’Sembra che chi ha tagliato materialmente la gola a Hina sia stato il padre – ha spiegato Tarquini – ma non e’ da escludere che lo zio e la terza persona abbiano partecipato direttamente alla condotta omicida. Per noi sono da ritenere tutti responsabili’‘.

Intanto a Brescia e’ attesa la madre di Hina Saleem, da una ventina di giorni in vacanza in Pakistan. Si e’ detto nei giorni scorsi che le donne di famiglia sarebbero state fatte tornare in Pakistan proprio perche’ non assistessero alla feroce punizione che stava maturando. ‘’Stiamo cercando di capire la posizione della madre, con cui non siamo ancora entrati in contatto – questa la puntualizzazione di Giancarlo Tarquini -. Allo stato attuale dei fatti non sappiamo se sia a conoscenza di quello che e’ accaduto o se ne conosca solo una parte’‘.

E’ stata rinviata a domani l’udienza di convalida del fermo di Mohammed Saleem e di Mohammad Tariq, rispettivamente padre e zio di Hina.

Intanto e’ in corso agli Ospedali Civili di Brescia, l’autopsia sul corpo della ragazza, vittima della sua decisione di vivere all’occidentale, ribellandosi alle rigide imposizioni della tradizione islamica del suo Paese.

Padre e zio sono stati fermati sabato dai carabinieri di Gardone Valtrompia (Brescia), mentre stavano andando a costituirsi dopo due giorni di latitanza. Un terzo familiare e’ ricercato. Al momento del fermo il padre, ritenuto l’autore materiale dell’omicidio, ha fatto una serie di ammissioni (‘’non volevo che diventasse come le altre’‘), poi davanti al magistrato si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere.

1 commento:

ciut ha detto...

COME IL MARITO!!!

BRESCIA - "Muhammed ha fatto giustizia". Perché Hina "non si comportava da brava musulmana, anche se suo padre non l'ha mai picchiata, né ha mai abusato di lei". Bushra, la mamma della giovane pachistana uccisa e sepolta nell'orto di casa dieci giorni fa da suo padre, è comparsa all'improvviso, venerdì pomeriggio, nella stazione dei carabinieri di Villa Carcina. Accompagnata dai tre figli più piccoli, ha detto al piantone all'ingresso: "Voglio denunciare mio marito, ha ucciso mia figlia". Ai carabinieri che le spiegavano che l'omicidio era già noto e che non serviva la sua denuncia ha risposto: "Da noi si usa così".

Ora Bushra è nascosta in una comunità protetta, dove nessuno può avvicinarla, con i suoi figli di 17, 12 e 10 anni. Mancano all'appello le sue due figlie più grandi. "Sono rimaste in Pakistan", ha spiegato. Una delle due è la moglie di Mahmood Zahid, il 27enne terzo uomo della notte del massacro, ancora ricercato. Oggi sarà sentita dal pm Paolo Guidi. Ma il primo verbale, redatto davanti ai carabinieri con l'aiuto di una interprete è un viaggio drammatico nelle parole di una madre che condanna la figlia morta, più del marito assassino. Non chiede di vedere il marito, soprattutto non chiede la restituzione del cadavere della figlia. Spiega solo cosa è successo in questi dieci giorni. Lei era in Pakistan, con parte della famiglia, come ogni estate. "Noi siamo partiti come sempre, mio marito non mi ha comunicato i suoi progetti", dice laconica.

Che gli uomini di famiglia quest'estate non partissero sembrava scontato: Hina, da quando si era messa a lavorare e da quando frequentava un giovane bresciano, aveva deciso che le sue vacanze non le avrebbe più passate in patria, con lo chador obbligatorio e i tanti parenti intorno. Quindi loro dovevano restare qui, a controllare che non portasse altro disonore alla famiglia. Una copertura ottima, per chi - forse - aveva già deciso un omicidio. La famiglia parte da Malpensa, fa scalo a Londra, arriva a Gujrat, undici milioni di anime. Lì l'Interpol avvia le ricerche, nei giorni convulsi seguiti al ritrovamento del cadavere di Hina, quando i tre assassini - il padre, lo zio e il cognato - erano ancora tutti latitanti. Ma ora Bushra dice che della morte di Hina ha saputo da Internet, non da parenti o amici italiani. E che ha deciso di tornare.

Arrivata all'aeroporto di Linate, è andata subito dai carabinieri: ma questa è una circostanza da verificare, per capire se prima la donna non si sia consultata con qualcuno della comunità pachistana di Brescia. Lì ha raccontato con calma "senza tradire alcuna emozione, senza una lacrima", dice chi l'ha vista, gli ultimi anni in casa Salem. "Hina non si comportava bene", ha detto.

Hina viveva, vestiva, amava all'occidentale, questo non era un mistero neanche per la sua famiglia, da cui era più volte scappata. Anche quando era arrivata a denunciare suo padre, facendo intendere che aveva più volte provato ad abusare di lei, sua madre non aveva mai preso le sue difese. Una versione che, fino all'altro ieri, era raccontata solo dagli amici di Hina, ma che venerdì pomeriggio - nelle lunghe ore in caserma - la donna non ha smentito.

Chi ha ascoltato il suo racconto ha avuto l'impressione di una donna che cercasse solo di fare il suo dovere, denunciando suo marito. Ma senza alcuna vera accusa nei suoi confronti. La colpa, nelle parole della madre, era di Hina, non di Muhammed. "Non era una buona pachistana, mia figlia", dietro queste parole c'è la condanna a morte di Hina, che nessuno della sua famiglia ha voluto salvare.

(21 agosto 2006)