25 agosto 2006

Moggiopoli


Calciocaos, Moggi spara a zero
Conferenza stampa a Siena del'ex d.g. della Juventus. "Io condannato senza prove. Carraro è il primo responsabile. Anche Petrucci colpevole. Ingiusto lo scudetto all'Inter"

SIENA, 25 agosto 2006 - Un fiume in piena: settanta minuti filati e senza interruzioni di conferenza stampa, per difendersi, ma anche per attaccare. Luciano Moggi sceglie un albergo di Siena per ringhiare contro i suoi censori, cercando di smontare tutti i capi d’accusa che lo hanno condannato. Parte con la ricostruzione di quello che lui stesso chiama "un processo sommario".
"Designazioni, griglie degli arbitri, schede telefoniche: ci vogliono le prove per accusare le persone e qui le prove non ci sono, ci sono solo ipotesi. Non è stato fatto niente di illecito". Moggi parla a raffica, quasi senza fiato, e respinge tutte le accuse, anche quelle su De Santis. "Non era un arbitro amico della Juventus, è stato detto che era parte di un sistema. Ma nessuno ha detto, ad esempio, che prima di Milan-Juventus del 2005, arbitrò Fiorentina-Milan, i rossoneri vinsero e non ebbero problemi di squalificati, mentre noi giocammo a San Siro senza Ibraimovich".
"Il mio compito – ha proseguito Big Luciano - era solo quello di proteggere la Juventus e c’era più di un avversario, a cominciare dal signor Franco Carraro". L’ex presidente federale è uno dei grandi accusati da Moggi. "E’ lui il primo a tirare le fila di un sistema che è marcio. Ha chiesto la conciliazione, spero che gli diano un premio". Sulle schede internazionali Moggi parla della necessità di volersi tutelare. "E' giusto che una persona tuteli il proprio lavoro e quello che ha detto poi Mancini mi fa pensare, evidentemente sapeva tutto quando ha detto che io avrei risposto in opportuna sede. Poi ho letto che anche Facchetti diceva ai suoi giocatori di stare tranquilli, che dopo un anno sarebbero successe cose incredibili. Sono cose che mi hanno fatto riflettere”.
Sulle griglie degli arbitri, Moggi afferma che "c’è un sorteggio, io ho parlato di arbitri migliori perché più capaci. Non capisco come Palazzi possa pensare che la Juventus giocava due campionati, uno sul campo e uno con i dirigenti. Qui c’è una grande differenza fra la realtà e una forzata interpretazione. Moggi faceva gli interessi della Juventus: le società di calcio sono diventate delle aziende e devono essere gestite da persone capaci. Vorrei ricordare che la Juve nell’ultimo anno ha vinto legittimamente lo scudetto di serie A, della primavera, delle beretti e degli allievi. Di più non potevamo fare".
Moggi guarda anche al processo che ha coinvolto la Reggina. "A Foti è stato applicato l’articolo 1 del codice di giustizia sportiva, con me e Giuraudo è stato utilizzato un ibrido giuridico fra l’articolo 1 e l’articolo 6. Il sistema Moggi non c’era. Lo dimostra anche il fatto che tutti quelli che erano imputati sono stati graziati o quasi, a eccezione di me o Giraudo. La cupola non c’è più, vorrei sapere se adesso c’è solo il campanile con io sulle campane e Giraudo che tira la fune. Mi batterò fino all’ultimo perché tutto quello che è successo è scandaloso. E’ stata la Caf stessa a dire che nel calcio non c’era il sistema Moggi”.
Big Luciano è senza freni: "Dal processo non emergono condizionamenti nelle gare della Juventus, gli arbitri sono stati tutti assolti: siamo stati definiti corruttori senza i corrotti o condizionatori di partite non condizionate. A me e Giraudo è stato imputato l’articolo 6 del codice, ma non ci hanno risposto quali gare sono stato oggetto dell’illecito e con quali arbitri. Si parla di alterare la classifica senza alterare i singoli risultati. E come si fa? E’ inquietante e contraddittorio. Ripeto noi abbiamo solo cercato di difenderci, in primis da Carraro". Poi il contrattacco sul calcio: "Il calcio italiano è in mano a dilettanti allo sbaraglio. Ho apprezzato le prime mosse di Matarrese, lui è uno che sa di calcio e farà bene".
Quindi l’Inter e Moratti. "Togliere lo scudetto legittimo alla Juventus è ingiusto, è profondamente ingiusto darlo all’Inter. Sento parlare di scudetto degli onesti, ma è onesto chi fa giocare qualcuno con un passaporto falso (il riferimento è a Recoba, ndr). E Guido Rossi non venga a dire che non sapeva niente, quando era consigliere dei nerazzurri. Un contratto mio con l’Inter? Chiedetelo a Moratti, se dice di no lo tirerò fuori io. Ha detto che sono ferito? Io sono più vivo di prima e sto benissimo". Nessuno sconto pure per Franco Baldini. "Stia zitto, l’onestà è un’altra cosa. Lo scudetto semmai lo dovevano dare alla Roma, che lo scorso anno ha fatto un gran campionato con dei ragazzini, comportandosi bene, perché Baldini se n’era andato. Qui si confonde la gente che lavoro con quelli che parlano e basta".
Accuse anche al procuratore Claudio Pasqualin. "E’ un altro dei moralizzatori, io non voglio fare il rompipalle, ma quello che scova il marcio nel calcio. Guardate il mercato: ora proliferano i procuratori e non, gli squalificati e non. Pasqualin mi portò Montero alla Juve e di questo lo ringrazio, però poi di fronte a testimoni mi disse: ‘Non dire a Montero che prendo la provvigione dalla Juve, così la prendo anche da lui’. Il calcio ora è questo, altro che sistema Moggi. Pasqualin dice cose inesatte, io non torno perché non voglio tornare: perché non parla di Vialli e della diffida che gli ha fatto per non distribuire in Italia il libro già uscito in Inghilterra?".
Critiche anche a Candido Cannavò ("Dovrebbe scrivere la rubrica 'Fatemi scappare' invece di 'Fatemi sapere'), Petrucci ('La colpa è anche sua perché non si può mettere un ex consigliere dell’Inter a fare il commissario') e, seppure velate, anche alla Juventus ('Non si deve tacere, non si deve temere quella che è la verità') per l’iniziale atteggiamento di attendismo sulla vicenda. La vicenda Paparesta chiuso nello spogliatoio dopo Reggina-Juve è liquidata come "Una battuta, a cui non credevo si potesse credere". Poi la chiosa conclusiva: "Io non ci sto a tutto questo, mi hanno fatto passare due mesi che non auguro a nessuno. Il premio è che in tanti adesso mi fermano e mi dicono che non sono solo, di andare avanti. L’ho detto ai giudici: ci sono tredici milioni di juventini che vi guardano, non è giusto condannare senza prove". Chiusura con Collina ("Dice che con Meani ci parla quando vuole perché lo conosce da venti anni. Bene, io Bergamo lo conosco da trenta, senza illeciti") e ancora con Carraro: "Ce lo abbiamo messo noi? Vero, ma ogni tanto si può sbagliare".

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