15 aprile 2008

Scie chimiche, ma per il vostro bene…

Maurizio Blondet - www.effedieffe.com - 14 aprile 2008

L’idea, che viene già sperimentata, è questa: bombardare la stratosfera con un finissimo particolato di vetro (1). E perché?
Per il vostro bene: combattere l’effetto serra, naturalmente. La polvere di vetro speciale (porous-walled glass microsphere) dovrebbe assorbire parte del CO2, e soprattutto riflettere i raggi solari, impedendo loro di giungere sulla Terra in eccesso.
Il punto è che gli esperimenti («limitati») sono condotti da un anno in segreto dal Savannah River National Laboratory di Alken (South Carolina), un centro che appartiene al Dipartimento dell’Energia (DOE): un ministero che si occupa anche di realizzazioni militari, specie di quelle troppo «delicate» per apparire sotto la sovrintendenza del Pentagono. Tipicamente, certi esperimenti con materiale fissile e radiattivo cadono sotto la competenza del DOE.

Sembra che il progetto derivi da una proposta di Paul Crutzen, chimico olandese e Nobel 1995 per studi «sulla chimica dell’atmosfera, in particolare riguardo alla formazione e decomposizione dell’ozono», grazie ai quali è stato bandito in tutto il mondo il CFC, gas di raffreddamento dei frigoriferi, colpevole del leggendario «buco nell’ozono».
E’ dunque uno scienziato molto vicino all’industria (quando si «scoprì» il buco dell’ozono, stava scadendo il brevetto del CFC appartenente al colosso chimico canadese DuPont, della famiglia Bronfman, che stava per perderne l’esclusiva). Inoltre, Crutzen lavora tra il Max Plank Institut tedesco e Stanford, San Francisco.

Fanaticamente convinto delle colpe dell’uomo nel causare l’effetto-serra, Crutzen propose di inondare la stratosfera con grandi quantità di zolfo lanciato da Boeing 747, ciò che secondo lui avrebbe raffreddato la Terra. Silenzio sugli effetti collaterali di una simile inseminazione dell’altissima atmosfera: del resto l’umanità colpevole va punita, per salvare il mondo. C’è chi però sospetta altri scopi.
Patrick Michaels, docente di scienze ambientali all’Università della Virginia, dice che i progetti di inseminazione della stratosfera derivano dalle ricerche «degli scienziati sovietici che negli anni ‘70 cercarono di mutare il clima nel Nord della Russia, e persino di rovesciare il corso di certi fiumi».

E’ impossibile che l’apparato scientifico-militare americano abbia trascurato un simile promettente campo di guerra, una volta aperto dal nemico. Come si intuisce, tutto questo porta molto vicino al fenomeno delle «scie chimiche», rilasciate da aerei senza insegne la mattina prestissimo su USA ed Europa.
Una radio della Lousiana, KSLA News, ha fatto condurre un ennesimo esame del materiale caduto a terra da scie chimiche, trovando che conteneva alti livelli di Bario (6,8 parti per milione) e piombo (8,2 ppm), oltre che tracce di arsenico, cromo, cadmio, selenio e argento. Tutti metalli tranne uno, in genere tossici e di rado presenti in natura.
Il Louisiana Deparment of Environmental Quality ha riconosciuto che la quantità di bario è «molto insolita» (di fatto, era sei volte il livello di tossicità ammesso dall’EPA, l’Environmental Protection Agency), ma che «dimostrare la fonte» dalle scie chimiche «è un altro paio di maniche». Naturalmente, naturalmente.

Un governo democratico non può volere il male dei suoi cittadini. Anche se in USA, come hanno stabilito varie audizioni del Congresso, tra il 1949 e il 1969 il governo USA sperimentò agenti biologici su 239 aree popolate. Altre innovazioni pensate per il vostro bene sono già in commercio.
Per esempio l’argento: noto per le sue proprietà batteriologiche fin dai tempi dei Romani, esso viene oggi aggiunto in forma di nano-particelle in calze e tute da ginnastica (come deodorante), in certi bendaggi e prodotti di pulizia per la casa.

Sulle qualità nuove, impreviste, spesso tossiche e super-attive che i metalli assumono quando finemente polverizzati in nano-particelle (un nanometro è un miliardesimo di metro) gli scienziati hanno moltiplicato gli allarmi.
Ora due ricercatori, Paul Westerhoff e Troy Benn dell’Arizona State University, hanno presentato uno studio alla American Chemical Society su un loro semplice esperimento condotto su calzini impregnati di nano-argento, e già comunemente in commercio in USA (evitano la puzza).

Lavando e rilavando i calzini, hanno appurato che essi rilasciano nano-particelle di argento che finiscono negli scarichi e infine nell’acqua di fiumi e laghi (2). Qui, non attaccano solo i batteri colpevoli dei cattivi odori; aggrediscono microbi benefici ed anche pesci, interferendo in modo imprevisto, e ancora non ben studiato, nei processi biochimici della vita.
I danni per l’ambiente - ed anche per l’uomo: le nano-particelle superano la barriera delle fosse nasali che filtra i particolati meno fini, finendo nei polmoni e nel circolo, e gli effetti cancerosi dell’amianto sono dovuti allo sfarinameno in micro-particelle - possono essere imponenti, quanto più si diffonde l’uso commerciale di nano-materiali.
C’è anche il rischio che qualche Nobel proponga di disseminare nano-particelle nell’alta atmosfera, per salvarci dall’effetto-serra.

Note
1) Pete Winn, «DOE testing idea to shoot particles into sky to fight global warming», Crosswalk, 10 aprile 2008.
2) «Scientists scared as nanotechnology and nanoparticles become common in consumer products», GlobarResearch, 11 aprile 2008

09 aprile 2008

Api e pipistrelli: misteriosa peste

"Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbe che quattro anni di vita"
Albert Einstein

Pochi si rendono conto che le api e i pipistrelli sono animali fondamentali per l'intero ecosistema.
Non a caso rappresentano i due "animali polari" per eccellenza: le api infatti rappresentano le forze solari e i pipistrelli quelle lunari!
La loro diminuzione e peggio ancora scomparsa dovrebbe farci riflettere tutti quanti per trovare una soluzione prima che sia troppo tardi.

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Api e pipistrelli: misteriosa peste
Maurizio Blondet - Effedieffe 28 marzo 2008

Benchè gli uni siano mammiferi e gli altri insetti, pipistrelli ed api hanno sempre avuto qualcosa in comune. Entrambi volano. Entrambi sono indispensabili per l’agricoltura, i pipistrelli perché combattono gli insetti nocivi (ciascuno di loro, d’estate, mangia insetti per la metà del suo peso ogni giorno), le api perché necessarie ad impollinare le culture.
Ora hanno un’altra cosa in comune: una malattia sconosciuta li uccide a migliaia, portando le due specie sull’orlo dell’estinzione. La moria dei pipistrelli è stata notata nei nordici e nevosi stati di New York, Vermont e Massachusetts, le cui caverne o vecchie miniere sono siti d’ibernazione dei mammiferi volanti (1). I biologi dell’Environmental Conservation Department hanno tentato un censimento in quattro grotte e miniere dello Stato di New York, e calcolano che il 90% degli animaletti che vi avevano svernato in letargo sono morti.

Li si vede uscire in pieno giorno dalle caverne, in questo scorcio d’inverno - i pipistrelli sani volano solo di notte e d’inverno dormono - e morire sbattendo le ali nella neve. I piccoli corpi appaiono anormalmente emaciati; spesso gli scienziati li hanno trovati picchiettati da un fungo e con la polmonite, ma ritengono che queste siano affezioni secondarie.
La malattia che li uccide - chiamata Sindrome del Naso Bianco - ha causa sconosciuta: virus o batterio, intossicazione da inquinamento o disordine metabolico; dieci laboratori americani stanno studiando tutte le ipotesi, ma senza esito.

Il tasso di mortalità è spaventoso: in una sola caverna presso Albany, dove erano stati contati 15.584 pipistrelli nel 2005, se ne sono trovati 6.735 nel 2007 e appena 1.500 quest’inverno.
Alcuni studiosi sospettano che un pesticida introdotto di recente per stroncare il West Nile virus (il virus del Nilo) possa essere la causa della strage, sia per intossicazione diretta sia per cause indirette, riducendo la popolazione di insetti di cui i mammiferi volanti si nutrono.

Altri gruppi stanno monitorando il comportamento degli insettivori durante il letargo nella caverne con telecamere ad infrarossi, per vedere quante volte si svegliano durante l’ibernazione, e misurare la temperatura corporea del branco.
Il professor Thomas Kunz, biologo della Boston University, ha studiato i resti dei pipistrelli uccisi dal misterioso male ed ha notato che sono anormalmente magri, mancanti del grasso - specie del cosiddetto «grasso bruno», una sorta di accumulo che si trova tra le scapole, e che fornisce l’energia per il primo volo agli animali che escono dal letargo. Le femmine, così magre, non raggiungono l’ovulazione e quindi, anche se sopravvivono, non partoriscono (nelle razze studiate, ogni femmina genera solo un figlio l’anno, il che rende più vicina la prospettiva di estinzione).

Per contro, ben poche ricerche sono state avviate e finanziate sulla strana malattia che sta facendo scomparire le api, come hanno dichiarato i proprietari di 22 apiarii di dieci Stati americani. Questi allevatori di api si trovano ogni anno in California dove portano i loro alveari durante la fioritura dei mandorli, sia per aiutare l’impollinazione che darà i frutti, sia per ottenere un miele pregiato.
Ora, scambiandosi le informazioni, hanno scoperto che il 37% delle 230.500 colonie che allevano è scomparso; l’anno precedente la perdita era stata del 30% (2). Pochi vedono le api morire. Apparentemente, la malattia, chiamata provvisoriamente Colony Collapse Disorder, induce un comportamento anomalo e distruttivo: le api operaie se ne volano via, abbandonando nell’alveare la regina con le larve nei favi, e non si trovano più.

«Se morissero le mucche la gente scenderebbe in piazza a chiedere finanziamenti per lo studio del male», dice Jerry Hayes, l’entomologo del Dipartimento dell’Agricoltura della Florida: «La gente crede che il cibo gli venga dalle industrie. Ma le api impollinano un terzo delle colture degli USA, che danno raccolti per 15 miliardi di dollari».
Oggi, gli apicoltori hanno portato un terzo di tutte le api americane (le superstiti) per salvare il raccolto di mandorle in California. In Florida, si attendono questi apicoltori con i loro alveari per impollinare migliaia di ettari di aranceti, frutteti vari e chiodi di garofano. E’ incerto se potranno farlo l’anno prossimo. Lo stesso vale per i pipistrelli.
«La presenza dei pipistrelli nel Texas consente ai coltivatori di cotone di salvare da un sesto a un ottavo del raccolto, perché divorano gli insetti nocivi», dice la dottoressa Elizabeth Buckles, specialista in mammiferi della Cornell University: «La morìa in corso - mezzo milione di insettivori scomparsi nel solo Vermont - avrà di sicuro effetti economici. Li constateremo la prossima stagione, come sovrabbondanza di insetti infestanti».

Tutti sospettano, a mezza bocca, che qualche intervento umano da agricoltura industriale, introdotto per aumentare la produzione, abbia sconvolto delicati e sconosciuti equilibri naturali fra il mondo animale e vegetale, vigenti da tempo immemoriale: forse i pesticidi chimici, forse le sementi geneticamente modificate (3), e la scienza non sembra in grado di stabilire né la causa né i rimedi.
E le strane allarmanti pestilenze che stanno riducendo all’estinzione api e pipistrelli coincidono con il rincaro storico dei grani e dei prodotti agricoli in genere (più 20% in media), esso stesso causato dalla speculazione nel «nuovo ordine globale». Il risultato può essere la carestia globale (4). Una punizione che ci saremo meritata.

Note
1) Tina Kelley, «Bats perish, and no one know why», New York Times, 25 marzo 2008.
2) Susan Salisbury, «Bee plague worsening, anxious beekeepers say», Palm Beach Post, 24 marzo 2008.
3) Brit Amos, «Death of bees: GMO crops and the decline of bee colonies in North America», GlobalResearch, 25 marzo, fornisce un’ipotesi convincente sul perchè i campi coltivati con sementi OGM possono influire sulle api: «There are many reasons given to the decline in Bees, but one argument that matters most is the use of Genetically Modified Organism (GMO) and Terminator seeds that are presently being endorsed by governments and forcefully utilized as our primary agricultural needs of survival. I will argue what is publicized and covered by the media is
in actuality, masking the real problems of Terminator seeds and Genetically Modified Organisms (GMO’s). Terminator seeds; genetically produced and distributed by powerful multinational lobbies manipulate government and agricultural policy to encompass their agenda of dominance in the agricultural industry. American conglomerates such as Monsanto, Pioneer Seeds, and others, have created seeds that do not reproduce (whereas these seeds have a life span of the crop chosen). The sterilizing of the plant by the means of sterilizing the flower pollen genetically altered and mutated for production in the agricultural industry. Logic states that if the flower pollen is sterile, bees are potentially going malnourished and dying of illness due to the lack of nutrients and the interruption of the digestive capacity of what they feed on through the summer and over the winter hibernation process».
4) Peter Popham, «Threats to millions as food aid scheme runs out of money», Independent, 25 marzo 2008