29 gennaio 2009

Il colosso Pfizer acquista Wyeth per 68 miliardi di dollari

In piena crisi economica globale, la Pfizer, la casa farmaceutica più potente al mondo, acquista per 68.000.000.000 di dollari la Wyeth Ayerst Laboratories.
La Wyeth nel 1982 sponsorizzò negli Stati Uniti una campagna pubblicitaria finalizzata a presentare l'osteoporosi come un gravissimo problema per tutte le donne.
La paura dell'osteoporosi (decalcificazione, fratture alle anche, ecc.) è stata montata ad arte
agli inizi degli anni '80 grazie alle influenti Agenzie di Pubbliche Relazioni (Public Relation).
Idem per la paura del colesterolo, dove la Pfizer detiene il record assoluto con la statina Lipidor (il farmaco con obbligo di ricetta più venduto di tutti i tempi. 10 miliardi di $ all'anno).
Sotto il grafico di Big Pharma (cioè le prime 10 multinazionali del farmaco) che mostra i costi per il solo 2004.
Ogni anno le multinazionali spendono il doppio in Marketing rispetto alla Ricerca vera (R&D).
Per esempio la Pfizer ha speso nel 2004 per il solo marketing 16,9 miliardi di dollari, mentre per la ricerca solo 7,68!
L'obiettivo di Big Pharma non è di curare le malattie ma di vendere prodotti e/o servizi (esami, test, screening, ecc.), e per fare questo servono sempre nuovi malati...
Redazione

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Il colosso Pfizer acquista Wyeth per 68 miliardi di dollari
Tratto da "Rinascita" - http://www.rinascita.info/cc/RQ_Economia/EkFFpyVkVZuixGYruK.shtml

Globalizzazione e crisi economica non risparmiano la farmaceutica, rimettendo in moto, dopo un 2008 di sostanziale stallo, il mercato delle acquisizioni, seppur a debito.
I due colossi statunitensi del settore, Pfizer e Wyeth, hanno raggiunto ieri nella notte un accordo di fusione, dando vita così al più grande gruppo farmaceutico mondiale, tra i più diversificati nell’industria della salute, più nota come “healthcare”, con un fatturato annuale di circa 75 miliardi di dollari e quote di mercato prossime al 10% in America ed in Europa.

Secondo quanto anticipato ieri dal “New York Times”, poi confermato dalla stessa Pfizer sul suo sito Internet, l’accordo prevede che l’azienda fondata nel 1849 dai cugini tedesco-americani Charles Pfizer e Charles Erhardt acquisti la Wyeth tramite una transazione “cash-and-stock”: gli azionisti della compagnia di Madison nel New Jersey riceveranno per ogni titolo posseduto 50,19 dollari, 33 dei quali in contanti (cash) e il restante in azioni della Pfizer (0,985 azioni), ricevendo così un premio pari a poco meno del 30% in più rispetto ai valori di chiusura dello scorso venerdì.

L’operazione di “merge and acqusition” (M&A), che ammonta complessivamente a 68 miliardi di dollari, è la più grande registrata dal 2000 nel settore dell’industria farmaceutica - quando a convolare a nozze furono Glaxo Wellcome e SmithKline Beecham - e la seconda per valore dopo quella da 70 miliardi avvenuta tra AT&T (American Telephone & Telegraph Company) e la statunitense BellSouth nel 2006.
La crisi finanziaria globale, però, non sembra aver insegnato molto ai manager della Pfizer.

Per assicurarsi una crescente fetta di mercato, compensare i guai con la giustizia Usa e l’ormai prossima scadenza di alcuni brevetti chiave, la Pfizer ha infatti scelto la via dell’aggregazione, anche a costo di indebitarsi. A rendere possibile la maxi-operazione è stata dunque la struttura parzialmente a debito della transazione: la liquidità di cassa del gruppo, pari a circa 26 miliardi di dollari, non poteva bastare. E per pagare gli azionisti della Wyeth, secondo quanto riferisce il quotidiano statunitense, il gigante di New York si indebiterà per circa 22,5 miliardi di dollari con un pool di cinque banche, dimenticando peraltro che la crisi globale in atto è anche figlia della speculazione e della logica dell’economia a debito, la stessa che i G20 dovranno tentare di cambiare con nuove regole.

Ma si sa: il lupo perde il pelo ma non il vizio. Intanto, per gettare le basi per il rientro dello sforzo finanziario e aumentare gli utili futuri, il vertici del gruppo hanno annunciato anche un nuovo programma di ristrutturazione con tagli di organico del 10% circa tra area vendite, produzione, Ricerca e Sviluppo e amministrazione, in parte giustificato dai numeri poco promettenti del quarto trimestre 2008: caduta delle vendite del 4% e crollo dell’utile netto dai 2,72 miliardi di dollari dello scorso anno ai 266 milioni di quest’anno a causa della condanna da 2,3 miliardi comminata per non corretta attività promozionale.
Al netto di questa voce e di altre voci straordinarie, a ben vedere, l’utile netto sarebbe stato però in aumento del 29% a quota 4,39 miliardi…

www.disinformazione.it

17 gennaio 2009

La crisi finanziaria continua...

Se la politica non si affranca dalla finanza
Alfonso Tuor
La crisi economica e finanziaria morde con sempre maggiore forza. I dati, che vanno dalla forte diminuzione dei consumi americani alla contrazione del 2% nel quarto trimestre dell’economia tedesca, fino al calo delle esportazioni cinesi, dimostrano che le condizioni dell’economia mondiale sono peggiori di quanto ci si potesse aspettare. Inoltre, concluso il periodo delle ferie natalizie, è tornato alla ribalta il problema centrale di questa crisi: lo stato comatoso del settore finanziario. Infatti non vi sono miglioramenti delle condizioni di salute del sistema bancario, nonostante le ricapitalizzazioni degli istituti di credito americani ed europei operate dagli Stati e i continui interventi delle banche centrali.
A riprova di questa tesi si potrebbero citare numerosi fatti. Citigroup è comunque il più significativo. Il colosso bancario americano è ancora sull’orlo della bancarotta nonostante ricapitalizzazioni per complessivi 89 miliardi di dollari da parte dello Stato americano e sebbene Washington abbia concesso garanzie per 309 miliardi di dollari. Il grande conglomerato finanziario sta ora vendendo «pezzi» delle sue attività e pensa di creare (con il sostegno implicito delle autorità) una «bad bank» dove parcheggiare oltre 600 miliardi di titoli tossici.
La situazione non è migliore in Europa, come hanno confermato i casi di Commerzbank nazionalizzata di fatto dal Governo tedesco, e di Deutsche Bank che ha preannunciato una perdita di circa 7,5 miliardi di franchi nel quarto trimestre dell’anno scorso. Persino una banca ritenuta solida come il colosso inglese HSBC sarà costretta, secondo gli analisti di Morgan Stanley, a varare un aumento di capitale di ben 30 miliardi di dollari. In questo contesto non sorprende che l’attenzione sia tornata su UBS, la quale il prossimo 10 febbraio comunicherà una perdita per l’esercizio 2008 nettamente superiore ai 20 miliardi di cui finora si vocifera.
Lo stesso presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha dovuto ammettere che non vi è alcuna speranza di uscire da questa crisi se non si risana il sistema bancario. Bernanke ha addirittura precisato che risulterà insufficiente anche il pacchetto fiscale di Obama da 800 miliardi di dollari. E si può aggiungere tranquillamente che sorte analoga toccherà al taglio di mezzo punto dei tassi deciso ieri dalla Banca centrale europea e al pacchetto fiscale di 50 miliardi di euro annunciato all’inizio di questa settimana dal Governo tedesco. Il motivo è semplice. La crisi finanziaria ha già investito l’economia reale. Le industrie europee, americane e di altri continenti si trovano strette in una tenaglia: da un canto, i fatturati diminuiscono rapidamente (in alcuni rami si registrano contrazioni del 30%) e, dall’altra, l’accesso al credito è chiuso, poiché il sistema bancario è riluttante a concedere nuovi crediti, oppure è estremamente oneroso, con tassi di interesse molto elevati nonostante il ribasso del costo del denaro attuato dalle banche centrali. La conseguenza è un circolo vizioso: la recessione produce nuove sofferenze che aggravano la crisi bancaria, le banche concedono meno prestiti rendendo più profonda la recessione e così via. In pratica, il settore bancario non svolge più (non concedendo crediti) il suo ruolo di trasmissione degli impulsi di politica monetaria. Quindi, anche il taglio dei tassi europei riduce i costi di rifinanziamento delle banche, ma ha scarsa o nessuna influenza sull’accesso e sul costo del credito delle imprese industriali.
Ora, l’oligarchia finanziaria che ha causato questa crisi, con l’autorevole sostegno della Federal Reserve, sostiene una tesi semplice: non si può uscire dalla crisi, se prima gli Stati non risanano il sistema bancario. Questa tesi, apparentemente seduttiva, dimentica di esplicitare i costi enormi di questo salvataggio. Un’idea della grandezza dei capitali necessari la si può ricavare dalle migliaia di miliardi finora spesi da Stati e da banche centrali senza ottenere alcun risultato apprezzabile. Negli Stati Uniti si sono già spesi 8.000 miliardi di dollari, nell’Unione Europea la cifra è di poco inferiore. Per risanare i catastrofici bilanci delle grandi banche occorrerebbero altre migliaia di miliardi.
Se non si crede alla teoria che i soldi possano essere stampati all’infinito senza alcuna conseguenza negativa, bisogna concludere che i governi devono scegliere chi aiutare, poiché non hanno le risorse finanziarie per salvare sia le famiglie sia le imprese sia le banche. È quanto ha detto recentemente il ministro italiano Giulio Tremonti, il quale teme che il tentativo di salvare tutti farà sì che non si riuscirà ad aiutare nessuno e si provocherà unicamente un ulteriore peggioramento della crisi. Come sostiene Tremonti, bisogna ammettere realisticamente che si può salvare solo la parte buona del sistema bancario e concentrare le risorse per rilanciare l’economia, per difendere l’occupazione e il sistema industriale. Per essere più chiari, fino a quando non si cominceranno a fare queste scelte non vi è alcuna possibilità che si esca veramente dalla crisi. Il costo di salvare tutto e tutti rischia di essere tale da incrinare la fiducia nei titoli con cui gli Stati finanziano i loro disavanzi pubblici e nelle stesse monete. A questo riguardo già si cominciano ad avvertire alcuni segnali preoccupanti.
La scelta non riguarda unicamente il governo americano e i governi europei. Spetterà anche al Consiglio federale se e quando i sette saggi saranno chiamati a chinarsi di nuovo sul dossier UBS (e tutto lascia supporre che questo appuntamento non sia molto lontano).
In attesa che le élites politiche si affranchino dallo stato di dipendenza nei confronti dell’oligarchia finanziaria, saremo costretti a confrontarci con l’aggravarsi della recessione, con continui interventi miliardari per salvare le banche e pacchetti di rilancio che non produrranno gli effetti desiderati, ma solo un sollievo temporaneo. Insomma, continueremo ad assistere al peggioramento della crisi.
16.01.09 12:44:05
http://www.cdt.ch/articolo.php?id=1

03 gennaio 2009

Principali cause di morte nel mondo occidentale

Principali cause di morte nel mondo occidentale
A cura di Marcello Pamio, tratto dalla dispensa "Le malattie inventate", di prossima pubblicazione

Principali cause di morte in America
Negli Stati Uniti d’America, la prima causa di morte sono le malattie cardiovascolari, la seconda i tumori e la terza sono gli errori dei medici (si prescrivono farmaci tossici, si sbagliano le diagnosi e le operazioni).
Secondo il prestigioso Journal of the American Medical Association (JAMA, nr. 284 del 26 luglio 2000), il giornale ufficiale del potentissimo sindacato dei medici americani: «gli interventi chirurgici non necessari, gli errori medici, gli effetti collaterali dei farmaci, ecc. causano lo stesso numero di morti delle cardiopatie e dei tumori. Più di 250.000 persone muoiono ogni anno per l’operato dei medici. Parliamo solo di morti, senza contare le menomazioni permanenti, le lesioni o le patologie più gravi che insorgono per effetto di farmaci o interventi di chirurgia. Il numero di persone che sviluppano disabilità, disturbi seri e cronici o malattie correlate a farmaci e interventi chirurgici potrebbe superare i 3 milioni all’anno»[1]
Ecco le classifica delle prime tre cause di morte negli States, con i rispettivi dati:

1) Malattie cardiovascolari: 869.724[2] morti (anno 2004)
2) Tumori: 559.000[3] morti (anno 2007)
3) Medici: 250.000[4] morti (anno 2000)

Principali cause di morte in Italia
In Italia la situazione è pressoché uguale, se non peggiore, come vedremo.
Le malattie cardiovascolari uccidono nel nostro paese circa 242.000 persone, di cui 73.000 provocati solamente dall’infarto.[5]
Sono 1.500.000 i malati già affetti da cardiopatia ischemica[6] e oltre 1.150.000 i ricoveri annuali sempre per queste patologie.[7]
Il tumore, dati Istat, uccide ogni anno oltre 162.000 persone.
Secondo Assinform (editore di riviste specializzate nel settore del rischio nel campo sanitario), ogni anno muoiono a causa di errori dei medici circa 50.000 persone.
Oltre 130 persone al giorno muoiono per un qualche errore.
Quindi le prime tre cause di morte, anche da noi sono:

1) Malattie cardiovascolari: 242.000 morti (anno 2007)
2) Tumori: 162.000 morti (anno 2005)
3) Medici: 50.000 morti (anno 2004)

La popolazione americana è di circa 300 milioni di persone, mentre quella italiana raggiunge a mala pena i 60 milioni. Il che significa che l’America ha 6 volte il numero degli abitanti italiani.
Ma le prime tre cause di morte da noi non sono un sesto di quelle d’oltreoceano.

Mi spiego meglio.
Se su 300 milioni di abitanti, ogni anno in America ne muoiono 870.000 per malattie cardiovascolari, si dovrebbe ipotizzare che da noi, con un sesto della loro popolazione, i morti siano appunto un sesto (870.000 : 6 = 145.000). Invece non è così, perché da noi ogni anno ne muoiono oltre 240.000. Come mai questa differenza?
Lo stesso per i tumori. In America ogni anno 559.000 persone non ce la fanno a superare le terapie chimiche debilitanti (chemio e radio); da noi invece di essere sei volte di meno rispetto i loro dati (559.000 : 6 = 93.000), sono oltre 160.000.
Idem per la cause iatrogene. Nel nuovo continente, ogni anno gli errori dei medici provocano la morte di 250.000 persone; da noi invece di essere sei volte di meno (250.000 : 6 = 41.600) sono 50.000.

Per tanto prima di giudicare la sanità statunitense, sarebbe meglio guardarsi in casa propria. La nostra sanità, a parità di popolazione, è peggiore di quella americana e provoca più morti ogni anno.
Con questo non si vuole assolutamente attaccare e/o criticare la classe medica, ma sottolineare semplicemente che anche i medici, dall’alto della loro sapienza e conoscenza, possono sbagliare. E sbagliano!
Anche i medici sono esseri umani, e in quanto tali, sono perfettibili.
Ultima ma importante avvertenza: tutti i farmaci sono sostanze chimiche di sintesi - cioè fatte in laboratorio di derivazione petrolifera - tra le più pericolose in commercio.
Il loro uso inappropriato provocherà conseguenze inaspettate.
Un esempio per tutti gli antibiotici. Questi farmaci non servono a nulla contro i virus, eppure vengono prescritti da medici e assunti da pazienti per infezioni virali, per esempio.
Gli antibiotici lo dice il nome stesso (“anti-bios” = contro la vita), distruggono i microrganismi patogeni (batteri, microbi, ecc.) ma anche quelli sani e importanti alla vita, come la flora batterica intestinale. Una flora intestinale distrutta, non riuscirà a tenere sotto controllo la crescita di altri microrganismi pericolosi, permetterà per esempio alla Candida di proliferare indisturbata nell’intestino e successivamente in tutto il corpo.
Oggi la Candida rappresenta un grosso problema sanitario, poco considerato anche dai medici, la cui diffusione dipende da un organismo acidificato e pregno di farmaci.
Di tutti i farmaci è necessario leggere attentamente il foglietto illustrativo (il bugiardino) dall’inizio alla fine, per prendere coscienza degli effetti indesiderati, degli effetti secondari e collaterali. Leggerlo prima di prendere qualsiasi farmaco, e non dopo.


[1]Vogliono farvi ammalare”, Kevin Trudeau, ed. Momdadori
[2] American Heart Association, “Cardiovascular disease”, www.americanheart.org/presenter.jhtml?identifier=4478
[3] American Cancer Society, anno 2007, www.cancer.org
[4] JAMA, 26 luglio 2000
[5]Il Corriere della Sera”, 23 agosto 2008
[6] Tratto dal sito www.medinews.it
[7]Infarti, duecentomila morti all’anno”, Il Corriere della Sera del 25 aprile 2001

Malattie cardiovascolari
A cura di Marcello Pamio, tratto dalla dispensa "Le malattie inventate", di prossima pubblicazione

Le malattie cardiovascolari sono imputate di essere la causa numero uno di morte nel mondo occidentale. Come vedremo però non sono la “causa” ma il “sintomo” di un profondo disagio interiore.
Per tutte le patologie correlate (infarto, ipertensione, trombosi, aneurisma, ictus, ecc.) vale quanto è stato detto nei due capitoli precedenti sul colesterolo e l’osteoporosi.

Il cuore
Il cuore è un organo potentissimo, forse il più potente del corpo umano, la cui durata è stupefacente. Il lavoro di cui è capace nel corso della vita è meraviglioso: i battiti cardiaci annuali sono di circa 40.000.000, e in una vita media di 80 anni esso si contrae qualcosa come 3.2 miliardi di volte. Ininterrottamente!
E’ l’organo centrale dell’apparato circolatorio: attraverso il sistema venoso gli arriva il sangue, e attraverso il sistema arterioso lo invia alla periferia, a tutti gli organi.
Si può evincere da questo, l’estrema importanza della qualità del sangue.
Il cuore, come ogni altro organo, non può essere separato dall’individuo: è una parte integrante dell’intero organismo e la sua malattia non è che una parte della malattia dell’individuo. La medicina ufficiale invece, separa e smembra l’essere umano in cellule e organi. Si sofferma sul sintomo e non sull’origine del problema.
Per questo in un sofferente di cuore non si deve tener conto solo delle emozioni ma anche di tutte le altre abitudini mentali e soprattutto fisiche (alimentazione, tossiemia, ecc.).

Energia nervosa
Più è attivo il corpo, più intese sono le emozioni che si vivono, maggiori sono le irritazioni locali e generali e più duramente il cuore lavora.
L’energia nervosa, che rappresenta il potere funzionante, può essere sprecata da un’alimentazione errata per lungo tempo, da una sovralimentazione caratteristica della società industrializzata, preoccupazioni, ecc.

Tossiemia
Questa situazione è probabilmente alla base di ogni malattia organica. La malattia infatti si sviluppa in una qualsiasi parte del corpo dopo che si è stabilito un indebolimento generale, indebolimento dovuto ad uno stato di tossiemia generalizzato.
La tossiemia è un avvelenamento progressivo del sangue dovuto a tossine. Avviene quando si trattengono scarti fisiologici (metaboliti) che non vengono correttamente eliminati ed espulsi dall’organismo.
Prima però della manifestazione patologica esiste da tempo una tossiemia, e più a lungo viene permesso di persistere a questa condizione e maggiore è il deterioramento dei vari organi, come per esempio il cuore.

Le tossine onnipresenti (nei cibi) e autogenerate (emozioni negative) sono, in un corpo sano (sotto tutti i punti di vista), prodotte e immediatamente eliminate. Quando invece il corpo non è sano a causa dello stile di vita (alimentazione, mondo dei sentimenti ed emozioni, ecc.), queste tossine non fuoriescono predisponendo il terreno alla malattia (acidificazione).
Tutte le medicine, come è stato detto precedentemente, sono sostanze tossiche pericolose per l’uomo: producono una tossiemia tra le più difficili da eliminare.
Sostanze chimiche contenute nei farmaci possono “alloggiare” per decenni all’interno degli organi.
Dopo le medicine e le tossine, il nemico più grande del malato di cuore, è la paura.
Le emozioni negative, come paura, collera, rabbia, preoccupazione, ansietà, ecc. sprecano energia nervosa, producendo debolezza. Ecco la causa remota della malattia.
Questa debolezza si trasforma in tossiemia, e successivamente in malattia vera e propria.

«Dato che le emozioni, a lungo andare, interferiscono con le normali funzioni del cuore il loro ripetersi può rendere il cuore vulnerabile portandolo ad essere l’organo stressato. Ma le emozioni interferiscono anche con la digestione, i movimenti intestinali, le funzioni pancreatiche, le funzioni surrenali e di altre ghiandole prive di canali, col respirare, ecc.»[1]
Un'altra causa comune di avvelenamento è la decomposizione gastro-intestinale.
Sovralimentazione, alimentazione scorretta, combinazioni sbagliate, ecc. contribuiscono a creare indigestione con fermentazioni e putrefazioni. Questa situazione acidifica il sangue e aumenta l’infiammazione, predisponendo alla malattia.

Ipertensione
La pressione sanguigna è data dalla resistenza offerta al sangue che fluisce lungo le arterie, o per meglio dire, è la pressione prodotta sulle arterie dal flusso del sangue che è costretto a passare attraverso le arterie stesse.
«Se le arterie di una persona non sono indurite, se tutti gli organi vitali sono sani e se la sua tossiemia e il sistema nervoso sono normali, la pressione sanguigna di un uomo non dovrebbe aumentare con gli anni».[2] A differenza di quello che ci viene detto dalla medicina, secondo la quale, la pressione aumenta con l’età.

Alla base della pressione alta (ipertensione) c’è sempre una irritazione nervosa che la precede. L’irritazione causa indurimento arterioso.
L’alta pressione causa una contrazione dei vasi sanguigni.

La pressione del sangue viene abbassata dal riposo e dalla distensione.
Quello che è importante comprendere è che la pressione alta, come il colesterolo alto e l’osteoporosi, non sono sinonimi di malattia, ma bensì di condizioni diverse all’interno del corpo. Quindi non è la pressione la responsabile ma le condizioni interne.
Con lo stile di vita moderno, le arterie si induriscono con l’avanzare dell’età (situazione però non naturale), con la formazione di placche (causate da tossiemia generalizzata, infiammazione arteriosa, microlesioni dovute al cloro dell’acqua potabile, ai grassi idrogenati e ai latticini omogeneizzati) e perdono la loro elasticità, quindi offrono una più grande resistenza al fluire del sangue, causando l’aumento della pressione.

Si induriscono a tal punto da favorire una probabile rottura, che avviene spesso e volentieri nel cervello (ictus), dove le arterie mancano di un rivestimento muscolare.
Queste infiammazioni prolungate nel tempo, come detto nel capitolo sul colesterolo, fanno sì che il colesterolo LDL si attacchi alle membrane arteriose, innescando un circolo vizioso deleterio, dove però il colesterolo non è il problema!
Più colesterolo, fibrine, calcio, ecc. si “appiccicano” alle pareti, minore sarà il diametro libero delle arterie e quindi maggiore la pressione del sangue e lo sforzo del cuore per pomparlo. Le arterie, piene di placche ateromatose, diventano sempre più rigide e dure che si possono ulcerare e/o rompere con facilità.
Se le arterie non sono in una condizione di infiammazione, se non presentano lesioni, il colesterolo LDL non si attacca e scorre via nella corrente sanguigna.

Le tensioni nervose danno origine ad un aumento della pressione in quanto causano una pressione sulle arterie e su tutto il sistema arterioso.
Anche le tensioni emozionali (paura, rabbia, collera, frustrazioni, ecc.) come pure gli eccitamenti esagerati, fanno elevare la pressione.
Ricapitolando, l’ipertensione è ritenuta erroneamente una delle cause di malattia cardiaca, ma non è così. L’ipertensione è una sorgente di continuo lavoro extra per un cuore già irritato e stanco.
«Niente può essere superato tanto facilmente e permanentemente quanto la pressione alta. Può essere ridimensionata educando gli uomini e le donne, a rinunciare alle loro abitudini indebolenti»[3]

Le emozioni
Sono le emozioni eccessive, l’uso spropositato di bevande eccitanti come il caffè, il té, il tabacco, ecc., a provocare irritazioni del cuore e delle arterie, portandolo gradualmente all’endocardite (infiammazione delle membrane interne del cuore) e all’endoarterite (infiammazione della membrana interna delle arterie).
Le emozioni non provocano direttamente la malattia, esse sprecano l’energia nervosa producendo debolezza. A lungo andare interferiscono con le normali funzioni del cuore rendendolo vulnerabile e soprattutto stressato.

Cosa possiamo fare?
Una vita che si accordi pienamente con le legge naturale preserverà la salute e non si svilupperà alcuna malattia.
Il fumo, la sovralimentazione, le occupazioni sedentarie, l’obesità, la ghiottoneria, l’aria viziata, le combinazioni alimentari scorrette, la carenza di riposo, l’acidificazione del terreno biologico, l’eccesso di proteine animali, di zuccheri di sintesi, di amidi raffinati, sono tutte condizioni che alla lunga causeranno un crollo del sistema, che i medici leggeranno poi come “attacco cardiaco”.
Anche i farmaci «essendo veleni, non fanno altro che danneggiare il tessuto cardiaco»[4]
Le regole qui sotto elencate - da prendere con le dovute cautele - sono assolutamente valide per ripristinare un qualsiasi stato di salute: sono alla base di un sana igiene naturale.

Per prima cosa è necessario bloccare la tossiemia dell’organismo:

- Eliminare o ridurre drasticamente le proteine animali (latte, carne, formaggi, pesce) che provocano acidificazione del terreno. Un terreno acido sottrae minerali importanti (calcio, magnesio, sodio, fosforo) da ossa (osteoporosi), denti (carie) e da altri organi;

- Eliminare totalmente gli zuccheri bianchi e gli edulcoranti di sintesi come l’aspartame, che inquinano pericolosamente l’organismo e acidificano il terreno;

- Eliminare le farine bianche (pane, pasta, biscotti, cracker, ecc.) perché subiscono la raffinazione perdendo tutti i principi nutrizionali (vitamine, minerali). Sono carboidrati (zuccheri) allo stato puro e non rappresentano degli alimenti. Una volta ingeriti si trasformano in colesterolo e grasso. Sostituirli con farine integrali biologiche.

Secondo: disintossicare il corpo, mediante dei programma di pulizia:

- Pulizia intestino crasso (idrocolonterapia, clisteri, ecc.)

- Pulizia di fegato e reni (farsi consigliare dal proprio medico naturopata o omeopata, oppure sentire l’erborista di fiducia);

- Eliminazione della Candida (fungo). Sembrerà impossibile, ma ogni qualvolta si usa un antibiotico si permette alla Candida di crescere e svilupparsi a partire dall’intestino. Da qui, il fungo attecchisce praticamente in ogni altro organo creando una situazione precancerosa. Vi sono numerosi metodi naturali per debellare la Candida.

- Un digiuno corretto e supervisionato è fondamentale per disintossicare il sistema e permettere al corpo di riparare i danni. I giorni da preferire sono con luna piena e nuova. Bere frullati e/o centrifugati di frutta e verdura biologica.

Terzo: ristabilire l’equilibrio interno:

- Aumentando il riposo;

- Vivendo al meglio tutte le emozioni, anche le più semplici;

- Eliminando ogni fonte di inquinamento elettromagnetico nella zona notte. Spostare dalla camera da letto il cellulare, la radiosveglia, l’impianto stereo, il computer e il cordless. Riposare senza interferenze elettromagnetiche esterne, permette al corpo di rigenerarsi e di autoguarirsi.

- Bere almeno 8-10 bicchieri di acqua pura, depurata con filtri ad osmosi, oppure di fonte. L’acqua è fondamentale per la vita, ed è il veicolo primario per l’espulsione delle tossine dal corpo. Ricordiamo che l’uomo è in una condizione perenne di disidratazione.

- Mangiare ogni giorno frutta e verdura di stagione prodotte da coltivazione biologica e/o biodinamica. Soprattutto abbondare di verdure a foglie verdi, le uniche in grado di apportare i nutrienti base (protidi, lipidi, gludici) della vita, grazie alla fotosintesi clorofilliana.


[1]Cosa può essere fatto per la malattia cardiaca?”, Dottor Herbert M. Shelton, “Scienza e Salute”, giugno 1998
[2]La pressione del sangue”, Dottor Herbert M. Shelton, “Scienza e Salute”, giugno 1989
[3]Cosa può essere fatto per la malattia cardiaca?”, Dottor Herbert M. Shelton, “Scienza e Salute”, giugno 1998
[4]Alcune osservazioni sugli attacchi di cuore” Dottor John J. Mega, “Scienza e Salute”, giugno 1998

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