09 settembre 2006

Come aiutare gli immigrati...


Pedofilia, concessi i domiciliari al prete arrestato
Il religioso, trovato nella sua auto con un rom di 13 anni, ha ammesso i fatti, specificando di non aver «consumato»
Ha ottenuto gli arresti domiciliari a casa di un familiare, don Siro, il prete di un paese in provincia di Pavia finito in carcere perché sorpreso in atteggiamenti intimi dentro l'auto insieme a un ragazzino rom di 13 anni vicino al Cimitero Maggiore di Milano. L'istanza di arresti domiciliari è stata presentata dall'avvocato Fabio Santopietro, difensore del sacerdote, durante l'udienza di convalida che si è tenuta davanti al gip Clementina Forleo. Il religioso ha sostanzialmente ammesso i fatti contestati limitandosi a precisare - come ha spiegato il suo legale - che «ci sono alcune contraddizioni tra quanto dichiarato dalla polizia e la versione del mio assistito».
PRESERVATIVI E CASSETTA PORNO - Il parroco avrebbe detto di essere stato in macchina con il ragazzino ma di non aver consumato la prestazione per la quale era stato già pattuito il prezzo. Don Siro ha poi dato una giustificazione a una confezione di gel lubrificante trovato nella sua macchina, preservativi e una videocassetta pornografica trovati nella sua abitazione parrocchiale. «Da quando abita lì, cioè dal '93 - ha sottolineato il legale - non ha mai avuto la tv né un videoregistratore». Il difensore ha anche ricordato che il prete per anni si è occupato di volontariato per aiutare i carcerati e gli immigrati.
TETTAMANZI: «AMAREZZA» - «La giustizia deve fare il suo corso» ha detto il cardinale Dionigi Tettamanzi, esprimendo «grande amarezza» per l'arresto del prete. L'arcivescovo ha quindi sottolineato il problema «culturale ed educativo» che sta dietro ai casi di violenza. Tettamanzi ha ricordato che «la giustizia deve essere giusta, deve avere attenzione alla proporzionalità tra la pena e il disordine morale che si colpisce, ma deve anche saper raggiungere lo scopo vero e proprio della condanna e della pena, che è non solo quello di difendere, ma di aiutare i colpevoli a vivere continuando il cammino che deve essere, come per tutti, verso il bene».

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