01 marzo 2007

Il busone ...


«Ma quale trappola! Macché complotto! Per smontarlo basterebbe dire che quel Luciano Moggi, presunto ispiratore di un festino proibito organizzato proprio per mettere in cattiva luce Lapo Elkann, io neppure lo conosco. Ma c'è di più: il rapporto che avevo con Lapo era di grande fiducia. Reciproca. "Tu non mi tradirai mai", mi diceva. E, anche se mi è costato caro, molto caro, non l'ho tradito neppure quella notte».

L’appuntamento è in un piccolo bilocale a pochi passi dalla stazione di Porta nuova. Dentro c'è un letto blu, un pacifico yorkshire e soprattutto una persona infuriata. Sì, perché a Patrizia non sono andate giù le ultime notizie di stampa su quella notte di quasi un anno e mezzo fa che l'hanno resa il transessuale più famoso d'Italia. Solo a “Oggi” ha deciso di aprire la porta di casa e la porta dei ricordi. Che non sono neppure lievemente sbiaditi perché lei c'era, lei sa. E solo lei può rivelare se è stata la testimone di un clamoroso «incidente» o la complice di un ancor più clamoroso complotto.

Qualche giorno fa, in una intervista concessa al giornalista del “New York Times” Peter Kiefer, Lapo Elkann ha dato corpo e sostanza a una ipotesi-pettegolezzo che da tempo circolava in molti ambienti, soprattutto nelle redazioni dei giornali. Quale? La sera del 10 ottobre 2005 il giovane Elkann sarebbe stato vittima di una trappola tesagli da Luciano
Moggi, allora potentissimo direttore generale della Juventus. Insomma sarebbe stato big-Luciano a orchestrare lo scandalo dell'incontro a base di sesso e cocaina che a Lapo poteva costare non l'immagine, ma la vita.

Va subito detto che quella dell'eccentrico alfiere della creatività made in Italy non è stata una chiara accusa, come conferma la portavoce dello stesso Elkann, che è a Los Angeles per la consegna degli Oscar: «La supposizione è il frutto di una ipotesi che Lapo avrebbe ventilato, ma è stato il giornalista a domandarsi se l'incidente dell'ottobre 2005 sia stato ordito da Luciano Moggi».

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