20 agosto 2006
Niente scudetto in borsa per il duo merdazzurro...
Mentre le borse accelerano ulteriormente dando un preciso segnale di forza, andando a spulciare nei meandri del listino milanese saltano all’occhio due big che arrancano in coda al gruppo. -15% e -25%. Due percentuali eloquenti, indicanti il magro bilancio borsistico in questi mesi di Telecom Italia e Saras, che bastano e avanzano per presentare l’accoppiata a tinte più nero che azzurre composta da Marco Tronchetti Provera e Massimo Moratti. Il primo è ormai avvezzo a convivere con le alterne fortune a Piazza Affari della sua Telecom Italia e degli altri titoli della galassia Olimpia, mentre il patron dell’Inter – fresco di tricolore “alla carriera” (come sarcasticamente ribattezzato dal pari ruolo milanista) per gentile concessione del tronchettiano Guido Rossi – è un novello del palcoscenico borsistico. Sono infatti passati poco meno di tre mesi dall’esordio in Borsa del suo gioiellino Saras: grandi proclami e grandi attese per quella che doveva essere l’Ipo dell’anno; di corsa quindi a sottoscrivere i titoli della società di raffinazione petrolifera della famiglia Moratti con l’oversubscription che era stata pari a oltre 5 volte tra gli istituzionali e 4 volte tra il pubblico indistinto; tutti a strapparsi i capelli perchè rimasti al termine del collocamento senza azioni Saras, assegnate a “soli” 6 euro. Poi colpo di scena. Complice anche l’esordio in concomitanza con l’inizio del primo vero storno dei listini azionari degli ultimi 3 anni, esordio choc con un sonante -11%, a cui ha fatto seguito una lenta e costante discesa fino ai minimi toccati settimana scorsa poco sotto quota 4,5 euro, bruciato un quarto del proprio valore nel giro di 90 giorni. A niente sono valse la vittoria del contenzioso con la Enron relativo al possesso del 45% di Sarlux, l’ostinata positività sul titolo proclamata da una cospicua pattuglia di case d’affari (non vorremmo fare i soliti malpensanti… ma “qualcuno” in sede di Ipo forse si è esposto troppo e ora cerca l’affannoso recupero), le difficoltà incontrate dalla diretta concorrente Erg nel secondo trimestre causa la chiusura della produzione nell’impianto di Priolo e non ultimi i nuovi livelli record raggiunti dalle quotazioni del petrolio che ha guadagnato circa il 10% rispetto ai livelli di maggio quando sbarcò in borsa la Saras. Niente da fare, nessuno di questi fattori ha convinto gli investitori a scommettere su Saras, anche alla luce di una trimestrale deludente che ha evidenziato ricavi, utile e soprattutto margini inferiori alle stime.
Discorso più complesso in casa Telecom Italia. In attesa del tanto chiacchierato riassetto col possibile ingresso di nuovi soci, le quotazioni in Borsa languono da tempo. Telecom ha perso circa un terzo del proprio valore rispetto a 18 mesi fa quando viaggiava a oltre 3 euro sull’onda dell’effimero effetto fusione Telecom-Tim. La riscossa annunciata più volte negli ultimi anni da Tronchetti a dai suoi boys, convergenza fisso-mobile e sviluppo broadband in primis, non hanno attirato le attenzioni del mercato. Il settore tlc presenta ormai margini esigui e in costante diminuzione in mercati maturi come quello italiano. offrire non è quindi solo il colosso tlc di casa nostra, e inoltre la concorrenza sui prezzi rappresenta un altro bastone tra le ruote capace di mettere a repentaglio una fetta di ricavi. Che fare? Appare difficile muoversi davanti ad uno scenario del genere. Investire con decisione in mercati in via di sviluppo rimane rischioso per una società fortemente indebitata come Telecom Italia, senza considerare che i ritorni non si vedrebbero certo nel breve termine. Di sicuro la sola attrattiva di una politica di dividendi molto generosa non basta più.
Che altro dire, il piatto piange e la premiata ditta nerazzurra si può consolare solo con il tricolore a tavolino dispensato da Babbo Natale Rossi, mentre lo scudetto in Borsa difficilmente glielo regalerà mai nessuno.
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