26 settembre 2006
Inter ceptor2
SCANDALO CALCIO
IN FEDERCALCIO APERTO UN FASCICOLO SUI NERAZZURRI PER VIOLAZIONE DEL PRINCIPIO DI «LEALTÀ SPORTIVA»
Inter sotto inchiesta
Nel mirino i rapporti con Cipriani
«Pedinava Vieri, non De Santis»
ROMA. Spettatrice attenta e, a più riprese, sbigottita nei mesi consacrati alla sfilata dei grandi incolpati di Calciopoli, l’Inter si trova catapultata al centro del nuovo cortocircuito del pallone. In via Po, sede dell’Ufficio Indagini della Federcalcio, è stato aperto un fascicolo che mette la società nerazzurra sotto inchiesta per fare chiarezza sul caso dell’arbitro Massimo De Santis spiato nel 2002.
Gli 007 della Figc si sono messi al lavoro, ma l’indagine sportiva non si annuncia rapida perché molti sono i punti oscuri. La società interista ha fatto sapere che la fattura intestata a Fc International trovata nell’ufficio della Worlwide Consultant, società collegata alla Polis d’Istinto di Emanuele Cipriani (l’agenzia investigativa che ha pedinato De Santis), si riferisce all’attività svolta nei confronti di Christian Vieri e non dell’arbitro romano. Un particolare non di secondo piano perché quella fattura sembrerebbe costituire la prova del pagamento della società nerazzurra per il lavoro di spionaggio ai danni di De Santis.
La giustizia sportiva ha deciso di aprire l’inchiesta anche se non è ancora chiaro chi sarà a guidare l’Ufficio Indagini della Figc perché l’ex capo Francesco Saverio Borrelli solo oggi scioglierà la riserva su un suo possibile ritorno al vertice dell’organo investigativo della Federcalcio. L’invito al grande ripensamento in questo giorni è stato formulato dal presidente del Coni, Gianni Petrucci, dal nuovo Commissario straordinario della Figc, Luca Pancalli, e dal ministro alle Attività Sportive, Giovanna Melandri. Ma non è affatto scontato che Borrelli alla fine accetti.
Il caso-De Santis è finito al centro dell’agenda dell’Ufficio Indagini. L’inchiesta dovrà fare chiarezza sull’esistenza o meno di un atteggiamento antisportivo del club nerazzurro, un capo d’accusa che potrebbe accompagnarsi a sanzioni dalle diverse gravità. Se venisse accertata la violazione della lealtà sportiva da parte del patron interista, Moratti potrebbe essere squalificato e la società andare incontro a pene dall’ammenda, alla multa, alla squalifica del campo fino alla penalizzazione di punti in classifica.
I fatti che hanno trascinato l’Inter al centro del nuovo caos del pallone avvelenato risalgono al 2002 quando l’allora arbitro Danilo Nucini raccontò a Giacinto Facchetti di alcuni strani rapporti tra Luciano Moggi, l’arbitro De Santis e due dirigenti sportivi. Facchetti chiese a Nucini di riferire i fatti alla procura di Milano, ma non fu fatto niente. Allora, l’Inter, secondo quanto emerso dalle indagini, si rivolse alla Polis d’Istinto, l’agenzia investigativa di Cipriani (legato al responsabile della sicurezza Telecom, Giuliano Tavaroli).
Oggi, Moratti si trova costretto a spiegare tanti perché (dovrà farlo proprio davanti agli 007 della Federcalcio), fra i quali, la scelta di affidarsi ad un’agenzia investigativa e non ad un esposto alla magistratura. «Un tizio si offrì di pedinarlo. Risultati zero, ma non eravamo dei visionari», così alla «Stampa» il patron dell’Inter. Dal canto suo, De Santis aspetta di sapere con certezza se oltre al pedinamento ci sia stata ai suoi danni anche la fase delle intercettazioni, aspetto che lo porterebbe al contrattacco per vie legali.
Moratti ha perso l’umore dei giorni migliori, presagendo un danno di immagine per la società: il senatore di Am, Achille Totaro, ha chiesto addirittura la sospensione del campionato mentre più concretamente Buffon, neo opinionista su La7, ieri ha commentato: «Adesso si scoprono gli altarini che fanno pensare male. La Juve è stata un alibi per tutti. Ci hanno fatto un torto gravissimo».
L’ex numero uno di Telecom, Marco Tronchetti Provera, guarda con fiducia all’operato dei magistrati. «I rapporti Telecom-Inter? Ci penserà la magistratura ordinaria a fare chiarezza». Il resto è veleno. Così, i pm di Napoli liquidano come enorme sciocchezza la circostanza che i vertici Telecom, e quindi l'Inter, tramite Tavaroli fossero a conoscenza dell’indagine, anticipando le esternazioni di Luciano Moggi ad Antenna 3: «Tre o quattro mesi prima che scoppiasse lo scandalo, Facchetti e Mancini parlarono con la squadra di queste cose nello spogliatoio. Chi me l’ha detto? L'ho letta sui giornali».
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